Una vera invasione quella dell’olio di palma nei prodotti alimentari: effettivamente questo grasso viene largamente impiegato in numerosissime preparazioni, ma solo da pochi mesi si trova sotto gli occhi di tutti.

Questo perchè solo dal mese di dicembre dell’anno scorso l’Unione europea ha imposto ai produttori l’obbligo di indicare in etichetta il tipo di materia grassa utilizzata nei prodotti alimentari, al posto della più sibillina indicazione “grassi vegetali”.

Per questo motivo, prestando attenzione alle etichette dei prodotti, ci siamo trovati improvvisamente sommersi da alimenti contenenti questo dibattuto olio. Ma che implicazioni ha l’utilizzo di questa sostanza? È nociva per la salute?

Vediamo perchè è meglio evitarlo.

 

  • Per la SALUTE

Come prima cosa è importante sapere che l’olio di palma contiene un’alta percentuale di grassi saturi: quelli, cioè, peggiori per la salute. In particolare l’assunzione di questo tipo di grassi comporta un innalzamento dei livelli di colesterolo nel sangue, come pure un aumento dell’incidenza di patologie cardiovascolari. Certo bisogna riconoscere che l’olio di palma non è in assoluto quanto di peggio ci sia sul mercato: non sempre, infatti, viene sottoposto al processo di idrogenazione, aspetto che comporterebbe rischi ancora maggiori per la salute, e assunto in modeste quantità non implica gravi pericoli per l’organismo. Ma, quando possibile, è certo meglio evitarlo, preferendo oli più salutari come quello di oliva.

 

  • Per l’AMBIENTE
Se per quanto riguarda l’aspetto della salute l’olio di palma può essere tollerabile, un problema di entità decisamente maggiore si pone per quanto riguarda la sua sostenibilità.
L’elevata richiesta di questo grasso a basso costo, la quale spazia dal mondo alimentare a quello cosmetico, ha comportato, e sta tuttora comportando, un massiccio processo di deforestazione con l’obiettivo di fare spazio a coltivazioni intensive di palme; il risultato è una graduale distruzione delle foreste pluviali, patrimonio indispensabile del nostro pianeta e ospiti di preziosi e delicati ecosistemi, mentre numerose specie animali e vegetali si trovano a rischio a causa di tali interventi.
Per riprendere le parole di Isabella Pratesi – responsabile del programma di Conservazione Internazionale del WWF Italia – “Se ciascun consumatore avesse la possibilità di attraversare gli scenari desolanti delle foreste che bruciano per far posto alle coltivazioni di olio di palma, se ciascuno di noi affrontasse un viaggio tra i fumi degli incendi che tagliano il respiro e avvolgono perennemente quello che rimane delle foreste del Borneo o di Sumatra, rimarrebbe talmente scioccato da non voler più consumare olio di palma responsabile di tanta distruzione”.

 

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