OGM è l’acronimo che sta per “Organismo Geneticamente Modificato”, concretamente, si riferisce a quei prodotti vegetali il cui DNA viene modificato in laboratorio, per esempio aggiungendovi specifici geni di altre piante od organismi, con l’obiettivo di renderli più resistenti o di conferire loro una resa superiore in agricoltura.

Fin qui, si direbbe, tutto bello: come i difensori degli OGM sostengono, queste colture richiederebbero meno trattamenti chimici, permetterebbero di sfruttare aree normalmente ostili alla coltivazione, e avrebbero anche una resa maggiore; tutto questo si tradurrebbe in maggiori profitti per gli agricoltori. Ma la questione è veramente così semplice?
In Italia, come pure in altre parti d’Europa, sono ancora tante le perplessità verso questi prodotti. Se, infatti, sul fronte della salute per il momento non vi sono studi accettati dalla comunità scientifica che provino una tossicità degli OGM sul nostro organismo, un problema sembra piuttosto porsi dal punto di vista etico-commerciale e da quello ambientale.
  • Per quanto riguarda il primo ambito, infatti, bisogna sapere che le sementi OGM sono coperte da brevetti, di proprietà delle poche multinazionali che le hanno prodotte e che possiedono buona parte della quota di mercato mondiale. Spesso queste sementi vengono vendute agli agricoltori riconoscendo loro la facoltà di disporne liberamente, eccetto la possibilità di riutilizzare i semi provenienti dal raccolto per seminarli nuovamente. Chi desidera coltivare OGM si trova pertanto obbligato a dover rinnovare l’acquisto del prodotto ad ogni semina, rischiando di sviluppare così una forma di dipendenza.
Dal punto di vista ambientale e della sostenibilità, invece, sono due le questioni che vengono a porsi.
  • Innanzitutto, un utilizzo sempre più massiccio di sementi OGM può rivelarsi una minaccia per la biodiversità, uno dei principali punti forti dell’agricoltura nostrana.
  • Inoltre, in alcuni casi, le colture OGM hanno condotto allo sviluppo di fenomeni di resistenza, da parte di alcuni insetti, a tossine che tali colture sono state programmate a produrre.
Com’è la situazione in Italia?
Per conoscere la situazione in Italia, bisogna prima di tutto tener conto delle normative a livello comunitario: nei paesi dell’Unione europea, infatti, possono essere coltivate solo quelle sementi che sono state preventivamente autorizzate dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Al momento, l’unico OGM ammesso alla coltivazione in Europa è il mais Monsanto.
Le sementi autorizzate non potrebbero essere in teoria vietate all’interno dei singoli stati; la Direttiva 2001/18/CE stabilisce però una clausola di salvaguardia, secondo la quale i singoli stati possono “limitare temporaneamente o vietare l’uso e la vendita sul proprio territorio di un OGM, qualora sulla base di nuove informazioni, vi siano fondati motivi di rischio per la salute umana o l’ambiente”. È proprio in base a tale clausola che attualmente in Italia la coltivazione di OGM non è autorizzata; la misura non può però avere carattere permanente. La questione è dunque ancora aperta, anche se ultimamente l’Europa si sta dirigendo verso posizioni più moderate, considerando l’eventualità di lasciare ai singoli paesi l’autonomia di decidere se autorizzare o meno tali coltivazioni.
Liberi di scegliere?
  • A questo punto, si potrebbe pensare che l’Italia sia un paese OGM free, ma in realtà non è assolutamente così. L’importazione di prodotti a base di OGM, infatti, non è in alcun modo limitata: una buona parte dei mangimi per animali che il nostro paese importa è costituita da organismi geneticamente modificati, e i prodotti derivanti da animali così nutriti non hanno l’obbligo di riportarne l’indicazione in etichetta. Il paradosso che viene a crearsi è che un prosciutto italiano DOP può essere ottenuto da un suino nutrito con mangimi OGM, senza che l’acquirente abbia modo di saperlo.
Ed è proprio questo uno dei cavalli di battaglia del fronte pro-OGM: meglio stimolare la ricerca scientifica italiana e autorizzare coltivazioni OGM nostrane, piuttosto che importarle dall’estero.
La questione OGM, dunque, è ancora completamente aperta: molti sono i punti da approfondire e da chiarire, come gli effetti a lungo termine sulla salute e sull’ambiente; la speranza è che, qualsiasi sarà la direzione intrapresa, questa venga scelta seguendo i principi di precauzione e di correttezza.

 

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