Si parla sempre dell’effetto positivo che una camminata in mezzo alla natura è in grado di esercitare sul fisico, mentre meno attenzione viene rivolta all’impatto che può avere sulle diverse funzionalità della mente.

Eppure, una sana passeggiata sembra produrre sul cervello un effetto rigenerante almeno pari a quello esercitato sul corpo; è proprio questo l’aspetto che viene approfondito nell’interessante articolo “Why walking helps us think”, che tradotto in italiano significa “Perché camminare ci aiuta a pensare”, scritto da Ferris Jabr e pubblicato sulla testata on line del New Yorker.

Mentre camminiamo, sostiene l’autore, la nostra mente si mostra più ricettiva e si predispone maggiormente al lavoro creativo, ma si presta anche a garantire migliori performance in diversi ambiti, come per esempio quello dell’apprendimento. Ma cos’è che rende possibile tutto ciò, e perché?

Gli aspetti fisiologici e quelli psicologici

Alla base di questa “trasformazione” vi sono diversi aspetti.

  • Innanzitutto, alcune cause sono prettamente organiche: il cuore, pompando più velocemente, permette che una maggiore quantità di sangue, e quindi di ossigeno, raggiunga il nostro cervello, consentendo a quest’ultimo una resa migliore, in particolare per quanto riguarda la memoria e l’attenzione.
  • Ma il cambiamento più rilevante avviene all’interno della nostra mente: quando ci troviamo nell’atto del camminare, non richiedendo questa attività particolare concentrazione, consentiamo alla nostra immaginazione di spaziare, favorendo così lo sviluppo di nuove idee e di nuovi punti di vista.

Gli esperimenti

Recentemente, queste osservazioni sono state sottoposte a diversi esperimenti, i quali non hanno fatto che confermare l’azione benefica della camminata.

  • Una prima serie di studi è stata effettuata presso l’Università di Stanford. In particolare, un esperimento richiedeva a 176 studenti volontari di svolgere alcuni test di creatività, come ad esempio quello di ideare un utilizzo alternativo per alcuni oggetti di uso quotidiano; i ragazzi sono stati suddivisi in gruppi, uno che svolgesse il test in posizione seduta, uno nell’atto di passeggiare per il campus e l’ultimo in quello di correre sul tapis roulant. Gli studenti che camminavano hanno ottenuto risultati decisamente migliori rispetto a quelli che erano seduti.
  • Un altro interessante esperimento, svolto questa volta dall’Università del Sud Carolina, ha invece mostrato come, camminando in mezzo alla natura, un gruppo di studenti, cui sono stati sottoposti dei test di memoria, abbia ottenuto migliori rendimenti rispetto a un altro gruppo che camminava invece lungo strade cittadine.

Pertanto, non è solo l’atto del camminare che conta, ma anche l’ambiente in cui lo si svolge: la natura è in grado di rigenerare la mente in una maniera molto più efficace, grazie alle esperienze sensoriali che suscita in noi, mentre spesso camminare per le vie di una strada trafficata rischia di concentrare tutta la nostra mente sulla sensazione di stress, senza lasciare spazio alla fantasia e al lavoro di ideazione.

Allora, camminiamo!

Ormai non ci sono più scuse: quella del camminare è una sana abitudine da prendere, in quanto giova sul benessere fisico e, forse ancora di più, su quello psicologico. Iniziamo a vedere l’atto del camminare come un’opportunità, una risorsa che ci consenta di scaricare lo stress accumulato nella giornata di lavoro e al tempo stesso di ricaricarci; magari, finirà anche per fornirci la soluzione per quel problema su cui rimuginiamo da tanto tempo.

 

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